Eligio parla tanto, parla sempre e ti sta vicino, sempre più vicino, e poi guardi le foto e vedi che lui è così, che è vicino a quello che succede, sempre più vicino. Lui parla e io guardo le sue fotografie e gli chiedo di togliere le poche foto che ha fatto con un teleobiettivo.
La vita in Palestina lui la vive a pochi centimetri da molte persone, ma con una partecipazione che non ha nessuna retorica del fotogiornalista che mitizza il pericolo. E’ così che scatta la normalità, è un bisogno, e forse è l’unico modo che lui conosce di stare al mondo: stare sempre vicino in ogni occasione, senza enfasi e nel modo più naturale del mondo. Questo è per me un lavoro di vicinanza fisica e di pensiero.
[scarica il comunicato stampa]